I derivati dello al-47/AKM

I’evoluzione delle armi progettate di Mikhail Timofeyevich Kalashnikov non si è fermata con lo AKM/AKMS, il quale ha dato origine ad altri modelli. Il primo di questi è il fucile mitragliatore RPK (Ruchnoi Pulemet Kalashnikova). Destinato asostituire il precedente RPD (Ruch-noi Pulemet Degtyareva) alimentato mediante nastro da 100 colpi contenuti in un caricatore a tamburo fissato sotto il fusto, lo RPK ha fatto la sua comparsa ufficiale nel 1966 in occasione della parata militare del 1 maggio sulla Piazza Rossa. L’introduzione dello RPK decisa poco dopo il suo sviluppo e realizzazione nel 1961 rispondeva alla necessità di standardizzare gli armamenti leggeri in dotazione alle forze armate
sovietiche.

RUCHNOI PULEMET KALASHN


Anche se la denominazione ufficiale lo definisce «mitragliatrice leggera», il modello RPK è in realtà un fucile mitragliatore, in quanto viene alimentato mediante caricatori prismatici da 40 colpi o a tamburo da 75 colpi oltreché da quelli standard da 30 colpi usati dallo AK-47;AKM. Al pari del suo «fratello minore» AKM, da cui è derivato, lo RPK calibro 7,62×39 mm è un’arma di robustezza a tutta prova, in grado di funzionare in condizioni climatiche e ambientali che manderebbero in tilt molti altri fucili mitragliatori. Arma robusta, con elevata sicurezza di funzionamento, utilizzabile senza difficoltà da chiunque sia stato addestrato all’uso dello AK-47/AKM, lo RPK tuttavia uno dei fucili mitragliatori fra i meno capaci di erogare fuoco a raffica sostenuto, essendo niente più che un fucile d’assalto a canna pesante dotato di bipiede. Pur sparando con una cadenza di tiro teorica di 660 colpi al minuto, questo fucile mitragliatore non è infatti capace di erogare un ritmo di fuoco a raffica
sostenuta superiore agli 80 colpi al minuto, ciò a causa dei rischi di cook off,ovvero di autoaccensione della cartuccia in camera provocato dal surriscaldamento della canna. Non si può ovviare in nessun modo a tale surriscaldamento (se non con stracci imbevuti di acqua, considerato che lo RPK spara a otturatore chiuso, che non ha la canna intercambiabile e che, fra una serie di raffica e l’altra, è impossibile tenere l’otturatore in apertura per la mancanza di un qualsiasi dispositivo di hold up. La canna dello RPK è non solo più pesante di quella dello AKM ma anche più
lunga. Questa particolarità ha richiesto lo spostamento in avanti del gruppo di presa dei gas e il conseguente allungamento del pistone. Stupisce a questo punto che Kalashnikov non abbia provveduto, nella progettazione dello RPK, adotare l’arma di un sistema di regolazione del flusso dei gas, poiché con un’unica regolazione si è obbligati ad avere un flusso dei gas eccedente le necessità dell’arma pulita.
Questa eccedenza, necessaria per consentire il corretto funzionamento con l’arma molto sporca e/o in condizioni climatiche rigide, provoca un funzionamento la cui violenza diminuisce solo con il progressivo accumulo di residui della combustione. La violenza del funzionamento ad arma pulita porta a un aumento della dispersione nel tiro a raffica,dispersione già di per sé alquanto notevole visto che le masse in movimento sono aumentate rispetto a quelle dello AKM e che lo RPK è anche un’arma relativamente leggera e sprovvista di un qualsiasi compensatore-freno di bocca. Altro appunto: il bipiede, non dei più riusciti in quanto privo di ogni possibilità di regolazione e situato in prossimità immediata della volata, interferisce col regime vibratorio della canna, oltre a limitare sensibilmente il campo di tiro orizzontale. La sua posizione è infatti vincolata dalla geometria dell’arma e dalla lunghezza dei caricatori prismatici standard da 40 colpi, che già così limitano l’elevazione della volata. Più comodo da usare è il caricatore a tamburo da 75 colpi, che purtroppo risulta più soggetto a rotture e malfunzionamenti, oltre a essere dilungo e difficoltoso riempimento. Un ulteriore difetto del bipiede montato sullo RPK è che la sua eccessiva altezza costringe l’operatore ad assumere una posizione di tiro innaturale e scomoda (testa troppo alta in posizione sdraiata a terra), posizione che oltretutto aumenta l’esposizione del tiratore al fuoco nemico e impedisce il corretto controllo del calcio con la mano che non impugna l’arma. Nonostante i manuali dell’esercito sovietico prevedano,per le armi di squadra e per quelle di appoggio di fuoco, che durante il tiro se debba tenere la mano sinistra sul calcio, l’alto bipiede e il
lungo caricatore rendono quasi impossibile questo tipo di impugnatura su terreni completamente piatti. In questo caso lo RPK deve essere impugnato come un normale fucile d’assalto, in modo da appoggiarei gomiti sul terreno per poter tenere la testa e la parte superiore del busto sollevati a sufficienza, pur con i conseguenti rischi di esposizione al fuoco nemico. Per completare le dolenti note sui perversi effetti del bipiede, si deve ricordare che la possibilità di trattenere saldamente il calcio durante il tiro a raffica è particolarmente utile su quelle armi che, come lo RPK, appunto, hanno la parte posteriore del calcio dritta con calciolo metallico: in questo modo diventa infatti necessario riaggiustare il calcio alla spalla tra una raffica e l’altra, vista la mancanza di un qualsiasi accorgimento che permetta un
più stabile accoppiamento tra calcio e spalla. Al pari del sistema di funzionamento e dell’architettura generale dell’arma, anche le mire dello PK sono identiche a quelle dello AKM. Considerata la portata pratica dell’arma, dell’ordine di 500-600 m massimo, l’alzo a cursore con tacca di mira regolabile da 100 a 1000 m risulta alquanto ottimistica. Tanto più che viene generalmente utilizzata la posizione contrassegnata «II» corrispondente al tiro di combattimento, cioè da 0 a 300m. Il sistema di mira dello RPK è inoltre dotato di dispositivo ribaltabile per il tiro
in condizione di scarsa visibilità, costituito da dischetti fosferescenti. Negli anni settanta i sovietici hanno dota to lo RPK di attacchi per il montaggio di apparati di visione notturna a infrarosso attivo (IR), tipo NSO-2 o PPN2, o dei più recenti intensificatori di luce (IL). Oltre al modello standard, lo RPK è stato realizzato anche in versione con calcio in legno ribaltabile, noto come RPKS. Questa versione è nata per soddisfare le esigenze dei reparti aviolanciabili nonché quelli di fanteria meccanizzata, per consentire loro il tiro dall’interno dei veicoli blindati tipo BMP. Su questi mezzi è infatti presente una postazione di tiro riservata teoricamente allo RPKS, mentre le altre feritoie a disposizione sono
per gli AKMS.